LA RELAZIONE TERAPEUTICA
Da sempre, nella storia dell’uomo, è esistito
un paziente, ovverosia uno che soffre, ed un medico, ovverosia uno che come
indica la etimologia “medèri” riflette e cura. Se nel tempo
la figura del paziente è rimasta piuttosto stabile, al contrario articolata
e multiforme è stata la figura del medico che per costituirsi è
dovuta passare attraverso quella dello stregone, del guaritore, dello sciamano.
Ripercorrere questa storia ci porterebbe troppo lontano: pertanto l’Autore
si limitera a considerare la modalità del rapporto medico-paziente, come
si è costituito negli ultimi due secoli, per evidenziare il modello della
terapia, per quanto questa, non sempre e non necessariamente abbia coinciso
con la relazione terapeutica.
È evidente che in ogni rapporto può esserci una valenza terapeutica,
ma quello che rende possibile accertare gli effetti terapeutici è la
presenza di un modello teorico che specifichi e renda ragione dell’effetto
terapeutico. La mancanza di una teoria e di una prassi, che sia coerente e consequenziale,
rende ogni relazione, anche potenzialmente terapeutica, aleatoria ed inverificabile.
Certamente il guaritore, lo stregone, lo sciamano hanno agito e continuano ad
agire modalità di rapporto che possono avere anche una certa efficacia,
nel senso di indurre modificazioni positive e molto spesso la relazione che
essi suscitano può essere assai intensa. A tal proposito A. Huxley giustamente
afferma: «(...) la relazione tra indemoniato ed esorcista è probabilmente
ancora più intima di quella tra psichiatra e nevrotico».
Constatata l’importanza della relazione nella terapia, deve essere chiaro
che questa relazione debba essere ben precisa. Cioè, una relazione empatica
da parte del terapeuta che accolga le richieste di terapia, anche quelle narcisistiche,
non per gestirle, ma per aiutare il paziente a superarle. A questo punto si
può ritornare a considerare i fattori strutturali della terapia per vedere
come essi debbano organizzarsi per dar luogo ad una relazione terapeutica. In
questo contesto, l’Autore ricorda la propria proposizione che possono
esserci tre modelli di intervento terapeutico: l’intervento tecnico, l’intervento
di sostegno e la relazione terapeutica propriamente detta. La relazione terapeutica,
può essere divisa in due sottogruppi che si diversificano solo per il
diverso oggetto della terapia. Il primo si riferisce alla patologia organica
o prevalentemente organica, il secondo ad una patologia psichica.
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