LO PSICOFARMACO COME OGGETTO TRANSIZONALE

Le peculiari caratteristiche del rapporto psichiatra-paziente inducono a considerare il farmaco non solo come sostanza che modifica lo stato fisio-patologico del paziente, alleviandone il malessere o migliorandone il quadro sintomatologico presentato, ma anche come oggetto in grado di veicolare fantasie, speranze, desideri, timori e paure.
Il farmaco quindi viene spesso vissuto come un oggetto investito da numerose, diverse e talvolta anche contrastanti, valenze psicologiche e ciò riguarda sia il paziente che il terapeuta, per quanto in tali casi questo processo avvenga con modalità e consapevolezze ben diverse.
Affermava Lion nel 1978: “La psicofarmacologia è una scienza, saper somministrare i farmaci è un’arte”. Affermazione pienamente condivisibile: l’arte consiste nel saper riconoscere a chi somministrarlo e soprattutto come inserirlo in un progetto psicoterapeutico.

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