Dal mito di Edipo al complesso edipico
Il complesso edipico, così come è stato formulato
da S. Freud ormai un secolo fa, continua a rimanere per gli psicoanalisti (salvo
modesti aggiustamenti), la chiave di volta per la comprensione dello sviluppo
psichico umano. Ma non solo per questi, perché il complesso edipico ha
pervaso anche i contesti psichiatrici e psicoterapeutici più diversi
ed è diventato luogo comune per la letteratura e la cinematografia.
A fronte di questo singolare fenomeno, sorgono spontanee alcune domande.
Questa teorizzazione persiste nel tempo perché è una spiegazione
realmente valida? Oppure il successo è dovuto alla riduttività
di una formula che, semplice come una favola, sembra poter spiegare una dinamica
complessa ed articolata? Oppure veicola in modo latente valori presenti ed egemoni
nella cultura che mantiene in vita questa teorizzazione?
Propendo per quest’ultima ipotesi.
Ma per dimostrarla, bisognerà ripercorrere un lungo cammino: dal mito
di Edipo che deve essere inserito nel più ampio contesto del ciclo tebano,
al testo sofocleo originale, fino alla teorizzazione freudiana.
Questa rilettura ad ampio raggio, ci permetterà di comprendere anche
le motivazioni, personali, che hanno indotto Freud ad una teorizzazione che
possiamo definire parziale e riduttiva.
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